Era una situazione che si riproponeva non di rado: “chiudi quella bocca” dicevano “che poi da grande non riuscirai più a chiuderla”. Ci sono voluti circa quattro anni, innumerevoli sgridate (la maggior parte delle quali in pubblico) e qualche decina di piagnistei da ospedale per capire che la colpa (se c’era una colpa) di sicuro non era mia. Semplicemente, io dal naso non respiravo. Risolto il problema ora sono grande e la bocca (nonostante i pronostici) la tengo chiusa. Quasi sempre. Quasi mai direbbe qualcuno. La verità come sempre sta nel mezzo.
Sarà proprio a causa dei ricordi d’infanzia se mio figlio non viene mai sgridato. Quando guarda la televisione e inclina la testa di lato, quando strizza e si strofina gli occhi con le mani non proprio pulitissime. Quando durante una passeggiata in campagna indica un cavallo ed esclama “mucca!”. Non lo sgrido. Lo porto dal neurologo. Una madre ipocondriaca non sarà il massimo del relax, ma di sicuro è il massimo dell’efficienza.
In questo caso specifico il neurologo in questione, uomo estremamente paziente che ci è mancato poco mi facesse sottoscrivere una tessera fedeltà, con una risata mi ha consigliato una sosta dall’ottico, poiché a quanto pare mio figlio conosce benissimo la differenza tra un cavallo e una mucca e, sempre a quanto pare, il suo cervello è molto più a posto del mio.
Astigmatismo ipermetropico: vi sfido a dirlo velocemente per tre volte di seguito. In ogni caso un bel sollievo. Si risolve con un paio di occhiali, presto fatto: niente testa di lato, niente strofinate e finalmente ogni animale viene prontamente riconosciuto come membro della propria specie. Ci sono ancora alcuni problemi a distinguere le papere dalle anatre, ma ammettiamolo: chi non li ha?
Al primo giorno di scuola la commozione lascia spazio all’apprensione. E se lo chiamassero “quattrocchi”? I bambini lo fanno ancora? Intonano tiritere in rima per prendere in giro chi non ha undici decimi? Scopro con grande stupore che potremmo piuttosto definire vero il contrario. Non so quanta parte abbia avuto J.K. Rowling nella rivincita degli ausili ottici, ma so che Harry Potter ha definito una nuova era e che nel 2016 un paio di occhiali vale più di mille parole. C’è una sorta di club esclusivo di piccoli maghi supereroi e quelle due lenti sono la chiave per una porta magica che trasforma la scuola in un regno incantato. Ci fosse stato un club del genere quando ero piccola io, per chi non sapeva tenere la bocca chiusa, ma guardo quel sorriso esplodere sulla faccia di mio figlio e, mi dico, è tutto perfetto così com’è.
La vista nei bambini
La vista, come tutte le capacità fisiche, si sviluppa con l’età, ma fin dalla nascita un neonato può captare tutti gli stimoli visivi provenienti dall’esterno anche se ancora non riesce a elaborarli, organizzarli in immagini e capirli. A circa 15 giorni dalla nascita i bambini sono in grado di mettere a fuoco una distanza di circa 20-25 cm, adeguata alle loro esigenze legate alla madre e all’allattamento. Dopo il primo mese, nonostante non abbiano ancora il pieno controllo dei bulbi oculari, i bambini cominciano a stabilire contatti visivi, a percepire i colori, a dirigere lo sguardo sugli oggetti che li circondano e a distinguere la forma del viso. A 2-3 mesi il neonato riesce a vedere a maggiore distanza e a distinguere il viso umano e tutti i suoi componenti. Da questo momento in poi i bambini iniziano ad aumentare rapidamente le loro capacità visive: la visione dei colori, la coordinazione e il movimento, la visione binoculare. A 6 mesi riescono a controllare bene i muscoli oculari e iniziano a manipolare piccoli oggetti. A 10 mesi i bambini acquisiscono la visione tridimensionale (la profondità) e così via, fino a raggiungere i 4-6 anni: età in cui le strutture oculari saranno ben formate e funzionanti.
Prevenzione e visita oculistica
Alcune alterazioni dell’apparato visivo nell’infanzia potrebbero condizionare lo sviluppo psicomotorio del bambino ed è per questo che si rende necessaria un’efficace prevenzione per individuare eventuali alterazioni e problemi e, di conseguenza, risolverli con efficacia quando il bambino è ancora nel periodo dell’apprendimento visivo. La prima e insostituibile prevenzione deve essere attuata dai genitori che sono continuamente a contatto con il bambino e che possono individuare alcuni segnali che potrebbero nascondere problemi: occhi arrossati, secrezione, fastidio alla luce, lacrimazione, strabismo, problemi palpebrali, anomalie del comportamento (sguardo assente, difficoltà nel seguire gli oggetti in movimento o di afferrarli, cadute frequenti, difficoltà nell’evitare gli ostacoli, avvicinamento esagerato per guardare un oggetto). In alcuni casi all’origine di un problematico sviluppo della funzione visiva potrebbero esserci problemi ottici come miopia, ipermetropia e astigmatismo che, con l’aiuto e il controllo del medico oculista e dell’ottico-optometrista, vanno tenuti sotto controllo. Proprio per questo è consigliabile, tra il secondo e terzo anno di età, effettuare una prima visita di controllo oculistico mirata alla ricerca di eventuali difetti visivi, di alterazioni della mobilità oculare (strabismo, nistagmo) e dell’ambliopia: la riduzione della funzione visiva di uno dei due occhi, il cosiddetto “occhio pigro”, che viene parzialmente escluso dalla visione.
Ovviamente se nel bambino di un’età inferiore si notano comportamenti anomali come la necessità di strizzare gli occhi per guardare lontano, di inclinare o ruotare la testa, la chiusura dell’occhio nel guardare la luce, il fastidio nei confronti della luce intensa o lo sfregamento frequente degli occhi, è consigliabile anticipare il momento della visita oculistica.
Vista, scuola e bambini
Quando il bambino inizia il ciclo scolastico comincia anche una fase di apprendimento particolarmente intensiva e spesso possono manifestarsi alcuni problemi che vanno tenuti sotto controllo in primis da genitori e insegnanti che dovranno essere vigili e controllare se il bambino ha difficoltà a vedere alla lavagna, se leggendo si stanca in modo particolare, lamentando eventuali mal di testa o se, addirittura, si rifiuta di leggere.
Questi comportamenti potrebbero essere la manifestazione di ametropie (condizioni in cui l’immagine di un oggetto non va a fuoco sulla retina) che potrebbero condizionare anche il processo di apprendimento:
– ipermetropia: rende difficile la lettura e può causare problemi di apprendimento per l’eccessivo impegno visivo che richiede;
– astigmatismo: la lettura risulta offuscata e poco comprensibile, poiché il sistema ottico non è in grado di formare un’immagine puntiforme di un oggetto puntiforme;
– miopia: rende difficile la visione da lontano, come ad esempio la lettura della lavagna.
Molti sono i fattori che in età scolastica possono influire su un eventuale stress visivo:
– eccessiva vicinanza al testo di lettura e al quaderno;
– posizioni scorrette che non garantiscono la focalizzazione simultanea degli occhi con la massima efficacia e per lungo tempo;
– luci abbaglianti o troppo scarse o, addirittura, non uniformi sul piano di lavoro;
– lunga permanenza davanti a TV e computer.
Come si possono correggere i difetti visivi nei bambini
Attraverso visite oculistiche di controllo, una volta individuato il problema visivo, occorre intervenire in maniera adeguata spesso con l’utilizzo di occhiali.
Attraverso una visita dall’ottico-optometrista il bambino, con grande serenità e divertimento, sarà aiutato a scegliere gli occhiali più adatti in funzione dei suoi gusti e del problema visivo da risolvere. L’occhiale dovrà avere lenti infrangibili, essere robusto e leggero, anatomico, anallergico, ma soprattutto confortevole: un oggetto familiare, quasi un compagno di giochi!